Josef Mengele: L’angelo della morte di Auschwitz

L’olocausto è stato uno dei crimini più spietati contro l’umanità. Auschwitz il posto peggiore dvove si consumò questo crimine; Birkenau è l’orrore dell’orrore di Auschwitz; Josef Mengelepartecipò a tutto questo.

Ques’uomo chi era e come divenne protagonista del più tremendo incubo del XXI secolo?

GLI STUDI.

Josef Mengele visse in una famiglia benestante che non ebbe alcun problema a fargli conseguire la laurea in antropologia nel 1935; nonostante questi lussi, non si può giustificare, e nemmeno spiegare nessuna motivazione, del perché avesse commesso questi crimini.

Dopo essersi laureato, Mengele trovò lavoro a Francoforte presso il Dottor Otmar Freiherr von Verschuer, che era un nazista eugenista convinto.

Il Nazionalsocialismo credeva che gli uomini sono il prodotto della loro eredità, e von Verschuer era uno di quegli scienziati nazisti il cui lavoro sembrava legittimare tale convinzione.

Gli studi di von Verschuer giravano intorno alle influenze ereditarie sulle anomalie genetiche come la palatoschisi. Mengele abbandonò lo studio nel 1938, con una raccomandazione entusiastica e una laurea in medicina.

L’ADESIONE AL FASCISMO.

Mengele aderì al partito nazista nel 1937, all’età di 26 anni, mentre ancora esercitava a Francoforte con il suo mentore. Nel 1938 prese parte alle SS e nel 1940 si arruolò vololìntario nelle Waffen SS, per combattere al fronte durante la seconda guerra mondiale.

Nel 1941, la sua unità fu spedita in Ucraina e Josef Mengele si contraddistinse per il suo coraggio; mise in salvo due soldati che corsero il rischio di morire bruciati, conquistandosi la croce di ferro.

AUSCHWITZ.

Nel 1942, dopo essere stato ferito in battaglia venne trasferito ad Auschwitz, dove vi giunse a maggio 1943. nel mentre aveva ricominciato a sentire Von Verschuer, il quale lo rese partecipe di tutte le scoperte realizzate al campo.

Mengele arrivò al campo mentre le cose stavano mutando, nel 1942/43 il campo era un posto di prigionia e lavori forzati, poi diventò un luogo di sterminio, soprattutto a Birkenau, a cui Mengele era stato assegnato come ufficiale medico.

Quando i nazisti dovettero accelerare i tempi per giungere alla soluzione finale, Auschwitz divenne la fabbrica della morte.

Alcune testimonianze dei sopravvissuti, e dalle guardie stesse, raccontavano che Mengele era entusiasta, si rendeva disponibile a fare gli straordinari, con compiti che andavano oltre le sue competenze. Era a suo agio nel campo, con l’uniforme perfetta e sempre col sorriso stampato sul volto.

Ogni medico aveva il compito di scegliere i nuovi arrivati, per decidere se mandarli alle camere a gas o al lavoro. Per molti colleghi, questa decisione era deprimente, mentre a Mengele piaceva molto e prendeva il posto dei medici che non gradivano farlo.

Durante il soggiono al campo, Mengele si occupò di uccidere i pazienti in infermeria, di aiutare i medici tedeschi nel loro incarico, di osservare il comportamento dei medici prigionieri e di condurre i suoi studi sulle cavie umane, tra le migliaia di cavie umane che poteva scegliere di persona.

Questi esperimenti erano di una disumanità che andava oltre ogni immaginazione. Approfittando di avere vittime illimitate, portò avanti il lavoro iniziato a Francoforte sul “fondamento biologico dell’ambiente sociale, la trasmissione dei caratteri e dei tipi razziali”.

I gemelli omozigoti erano adatti a questo tipo di ricerca genetica, perché avevano geni uguali; le eventuali diversità fra loro dovevano essere la conseguenza di fattori ambientali.

Mengele esaminò centinaia di coppie di gemelli, inoculando strane sostanze ignote, per poi monitorare gli effetti della sostanza nel corpo, oppure induceva la necrosi su gambe e braccia sugli sfortunati. Quando uno dei due moriva, anche l’altro veniva ucciso, poi la salma veniva analizzata. Un suo collaboratore riferì che in una sola notte sterminò 14 coppie di gemelli di origine rom.

Nel 1944 venne promosso a responsabile della sanità pubblica nel campo e grazie a questo avanzamento di grado si distinse un’altra volta per la sua efficienza: in una delle baracche si scatenò un’epidemia di tifo, in cui all’interno c’erano tante donne, il dottore decise di far gasare l’intero blocco.

Alla fine del 1944, con l’avvicinarsi dell’armata rossa, il campo fu quasi totalmente demolito, nel tentativo di cancellare le prove del genocidio: più di un milione e centomila persone vennero uccise; 960.000 erano ebrei.

LA FUGA E LA LATITANZA.

Josef Mengele incartò gli esiti delle sue ricerche e li affidò a un suo caro amico, poi andò ad ovest per evitare l’Armata Rossa.

Il dottore ebbe successo ad evitare la cattura fino a giugno del 1945, quando fu fermato da una pattuglia statunitense. A quell’epoca girava ancora col suo vero nome, ma la lista dei criminali nazisti non era ancora aggiornata e così poteva andarsene liberamente.

Per un periodo aveva trovato impiego come bracciante, ma nel 1949 decise di trasferirsi all’estero.

Mengele riuscì ad abbandonare l’Europa partendo da Genova, grazie a documenti falsi procurati attraverso il comune di Termeno.

Utilizzando diversi nomi falsi, Mengele riuscì a sfuggire all’arresto per decenni, aiutato anche dalla benevolenza del Brasile, Argentina e Paraguay, abbastanza solidali con i nazisti che si erano rifugiati in sud America.

Perfino durante l’esilio Mengele riuscì a trasgredire la legge: nel 1950 aprì, senza nessuna autorizzazione, uno studio medico dove esercitava aborti illegali. Quando una delle pazienti decedé, fu arrestato, ma poi liberato grazie ad una ad una cospicua bustarella al giudice che si dedicava al caso.

Gli sforzi dei servizi segreti israeliani per catturarlo non furono fruttuosi, e il dottore iniziò a preoccuparsi solo dopo la cattura di Eichmann. Cambiò diverse identità e molte abitazioni, fino a fermarsi in Brasile, dove visse per 25 anni, prima di morire di morte naturale nel 1979: mentre nuotava nell’oceano fu colpito da un attacco cardiaco e annegò.

Nel marzo del 2016, un tribunale brasiliano ha affidato i resti riesumati di Mengele alla facoltà di Medicina dell’Università di San Paolo.